Miniera di Trabonella - Caltanissetta -
Dal 9 all'11 di settembre ore 21,00
nove carusi che non si sa
di Piero Sammataro e Valerio Cattano
NOTE DI REGIAIl cielo, il sole, il mare. Il verde dei monti, il percorso dei ruscelli, dei torrenti, dei fiumi.
Un patrimonio inestimabile, ma che non avrebbe alcun riferimento di esistenza senza una Madre portatrice di vita: la Terra. Vena e arteria all’interno di essa con “roditori” che cercano di privarla dei suoi tesori meravigliosi e spesso la privano e di sovente ne subiscono le conseguenze.
1881 a Caltanissetta nella miniera di Gessolungo: uno scoppio di gas fece esplodere una delle gallerie causando la morte di sessantaquattro esseri umani…minatori della pirrera.
C’è un piccolo cimitero con sessantaquattro piccole croci costruito in ricordo di quella tragedia.
A lato, due grandi lapidi con i nomi delle vittime; ma di quei nomi, nove sono rimasti anonimi perché non attribuibili, segnati con una X e accanto la parola CARUSO. Non furono mai riconosciuti.
Quando il mio amico Mario Zurli, nel 2002, mi portò a visitare il cimitero, dalla mia commozione emerse il titolo del mio lavoro teatrale: NOVE CARUSI CHE NON SI SA; fu la prima canzone che scrissi seguita subito dalle altre: ero in un altro mondo.
Mario Zurli, oggi presidente dell’Associazione “Amici delle miniere”, ha una lunghissima militanza riguardo la misteriosa, stupenda e terribile storia del sottosuolo. Ancor prima del suo arrivo a Caltanissetta come perito minerario; conosce i fatti antichi e moderni, dalle discenderie ai nastri trasportatori dello zolfo fino alla chiusura dell’attività mineraria: ferite vuote ed eterne che gridano ancora lo strazio di vite buttate. Tutto questo mi ha stretto il cuore e con il mio amico giornalista Valerio Cattano ci siamo votati a mettere in risalto un altro momento della grande storia siciliana.
Le “morti bianche”. Quanti hanno lasciato la vita sotto quei massi e respirando la polvere gialla hanno concluso anzitempo il loro passaggio terreno. Quanti ancora nel mondo tracceranno col loro sangue i cunicoli maledetti?
Piero Sammataro